Sono molte le aziende agricole con cui abbiamo avuto il piacere di collaborare nelle ultime settimane. Il bello del nostro lavoro è che ci immerge nelle situazioni agricole più disparate: dagli oliveti pugliesi alla cerealicoltura padana, passando per gli allevamenti sulle colline laziali e per la viticoltura toscana.
La dimensione degli appezzamenti delle aziende che ci contattano è molto variabile: a volte ci troviamo in poderi immensi, grandi centinaia o addirittura migliaia di ettari. Altre volte, invece, ci chiamano piccole realtà a conduzione familiare, dove bisogna ottimizzare ogni singolo metro quadrato di terreno.
A novembre abbiamo iniziato a collaborare con una coppia che sta avviando un progetto di agricoltura familiare in Brianza. Sono molto determinati e il loro obiettivo è avvicinarsi quanto più possibile all’autosufficienza alimentare. Per riuscirci, ci hanno chiesto come ottimizzare il loro piccolo appezzamento di orticole e fruttiferi.
Abbiamo iniziato il lavoro eseguendo un’analisi empirica del terreno, aiutandoci con la prova della vanga e con l’osservazione delle erbe spontanee. Il terreno è risultato ben strutturato, con un buon contenuto di sostanza organica, seppur coperto da una leggera crosta superficiale. Era presente molta galinsoga, un’erba spontanea tipica degli orti, che si avvantaggia della presenza di materia organica non ben decomposta e che è indice di un possibile accumulo eccessivo di residui vegetali su terreni compattati.
Completata l’analisi empirica, siamo andati oltre. Abbiamo prelevato dei campioni di suolo e li abbiamo analizzati con il metodo della cromatografia circolare su carta di Pfeiffer. Ecco cosa abbiamo ottenuto:
Osservando i cromatogrammi, abbiamo avuto un’ulteriore prova del fatto che la struttura pedologica è buona, anche se non ottimale. Sembra che i microrganismi fatichino a metabolizzare adeguatamente la sostanza organica e ciò si traduce in una scarsa disponibilità di nutrienti assimilabili dalle piante. Il processo di umificazione sembra comunque attivo, ma va potenziato e stimolato.
Il terreno sembra soffrire il tipo di lavorazioni e il non adeguato reintegro di sostanza organica. Si conferma la presenza di compattamento in alcuni strati del suolo. Per migliorare questi aspetti agronomici e favorire la crescita colturale, consigliamo di integrare periodicamente sostanza organica di alta qualità. Inoltre, sottolineiamo l’importanza di non lasciare il suolo nudo per lunghi periodi, utilizzando pacciamature, rotazioni e consociazioni adeguate.
Abbiamo consigliato di eseguire le analisi chimico-fisiche presso i laboratori specializzati, in modo da avere ulteriori informazioni.
Infine, abbiamo suggerito un protocollo agronomico utile a preparare il suolo ai trapianti primaverili e abbiamo fornito delle indicazioni pratiche per migliorare il processo di compostaggio aziendale.
Una volta che i materiali di partenza non saranno più riconoscibili, il compost sarà pronto per l’utilizzo. Si raccomanda di evitare l’interramento nel suolo di compost eccessivamente fresco, che potrebbe causare asfissia agli apparati radicali e rallentare la crescita colturale, se non addirittura bloccarla.
Questo è un esempio di come ci approcciamo alle aziende agricole, alle realtà famigliari o a chiunque ci richieda supporto e assistenza tecnica.