Conserving High Atlas Agrobiodiversity for Improved Amazigh Livelihoods in Morocco
Conserving High Atlas Agrobiodiversity for Improved Amazigh Livelihoods in Morocco
Dal01 Aprile 2020
al31 Marzo 2023
Contesto
L’Alto Atlante sorge nel Marocco Centrale e si estende in direzione nord-est verso il confine con l’Algeria. L’Alto Atlante è un tipico sistema di alta montagna delle Regioni mediterranee, per altitudine, aridità, precipitazioni invernali, siccità estiva, elevata biodiversità e presenza di comunità locali che si impegnano in sistemi di sussistenza agro-silvo-pastorali.
I paesaggi culturali dell’Alto Atlante sono stati modellati da diverse pratiche degli Amazigh, popoli che hanno abitato la zona per millenni. Queste pratiche includono la raccolta tradizionale dell’acqua, che preserva i canali d’acqua comuni; la transumanza stagionale verso pascoli in alta quota; la manutenzione di alberi; la protezione dei siti sacri; la conservazione del suolo attraverso terrazzamenti e altre tecniche; agricoltura familiare e agroforestry; la raccolta di piante medicinali selvatiche e aromatiche. Tutte queste tradizioni contribuiscono ad un uso diversificato delle diverse altitudini e delle nicchie ecologiche dell’Alto Atlante.
Queste tradizioni sono sempre più minacciate dai cambiamenti climatici che causano siccità sempre più gravi e prolungate e inondazioni più frequenti, incidendo sulla produzione agricola, interrompendo i cicli di vita delle piante e contribuendo all’erosione del suolo. Queste problematiche, insieme alla scarsa redditività dei lavori agricoli tradizionali, hanno causato una fuga dei giovani dalle campagne verso le città in cerca di opportunità educative e di lavoro, causando un’alta perdita dei valori culturali.
Progetto
L’erosione delle conoscenze agricole tradizionali, delle pratiche locali adattive e delle risorse fitogenetiche ha un impatto negativo sugli agroecosistemi unici dell’Alto Atlante, i quali sostengono un hotspot di biodiversità regionale e mezzi di sussistenza diversificati delle comunità. Questi cambiamenti accompagnano un declino dell’agrobiodiversità, dei metodi di produzione adattati localmente, della qualità della dieta e dei valori comunitari – come la collaborazione e la reciprocità – che mantengono gli agroecosistemi tradizionali. Un fattore chiave di questa spirale discendente è l’emarginazione socio-economica, che porta a un aumento della migrazione dalle zone rurali a quelle urbane e alla conseguente interruzione della trasmissione di conoscenze e pratiche.
Il progetto “Conserving High Atlas Agrobiodiversity for Improved Amazigh Livelihoods in Morocco” verrà attuato comuni rurali di Ait M’hamed, Imegdal e Oukaimeden e passerà attraverso fasi interconnesse di valutazione dell’agrobiodiversità e conservazione ex-situ; selezione e coltivazione in azienda agricola, in situ di varietà di colture promettenti; scambio di conoscenze, condivisione di semi, innovazione e commercializzazione di prodotti; e sostegno alle politiche nazionali.
ATTIVITA' E AZIONI
Gli agricoltori locali Amazigh nei comuni rurali dell’Alto Atlante di Ait M’hamed, Imegdal e Oukaimeden e le agenzie governative impegnate nell’agricoltura solidale – uno dei pilastri del Piano del Marocco Verde – verranno aiutati nel migliorare la produttività agricola e il reddito da diverse varietà locali.
In consultazione con i membri della comunità e i ricercatori locali, si cercherà di garantire la conservazione ed espandere i benefici di sostentamento di cinque colture geneticamente diverse e importanti a livello locale, le quali sono incluse nel Sistema Multilaterale dell’ITPGRFA: erba medica, fava, pisello, orzo e grano duro.
1) Rilevare, inventariare raccogliere il germoplasma e la conoscenza associata delle colture cerealicole e leguminose dell’Alto Atlante, valutando e caratterizzando varietà selezionate di importanza locale coperte dal Sistema Multilaterale.
2) Sostenere gli sforzi degli agricoltori nel gestire, conservare e beneficiare delle loro colture tradizionali attraverso pratiche ecologiche innovative di gestione del suolo, dei parassiti e dell’acqua, comprese le tecniche di gestione basate sull’agrobiodiversità che utilizzano colture locali e sottoutilizzate.
3) Investire in banche dei semi comunitarie e regionali, collegate alla ICARDA, la banca dei semi internazionale, per la conservazione ex situ delle colture locali e sottoutilizzate.
4) Sostenere la selezione partecipata di nuove varietà che promuovano la resilienza dell’azienda agricola alle sfide ambientali e socioeconomiche, contribuendo ad aumentare la gamma di diversità genetica a disposizione degli agricoltori.
5) Sostenere la partecipazione degli stakeholder nella definizione delle politiche che promuovano una gestione dell’agroecosistema che sia tradizionale e ricco di biodiversità.
6) Documentare e promuovere le conoscenze e le pratiche tradizionali, stabilendo un processo di consenso libero, preventivo e informato che protegga i diritti degli agricoltori a tale conoscenza.
7) Promuovere catene distributive commerciali corte e la vendita di prodotti agricoli locali e sottoutilizzati in mercati di nicchia regionali per sostenere un’equa condivisione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle varietà tradizionali.
8) Contribuire alla Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), in particolare a (i) Aichi Target 7, promuovendo la conservazione e la gestione sostenibile delle aree agricole, e a (ii) Target 9 della Strategia Globale sulla Conservazione delle Piante documentando, conservando e mantenendo la diversità genetica delle colture e le conoscenze tradizionali associate.
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