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Il Karitè delle donne delle savane al suo terzo anno di attività

Empowerment femminile ed ecosistemi Agro Forestali per uno Sviluppo Rurale Resiliente e Inclusivo in Togo

Nel 2020 il progetto “Il Karitè delle donne delle Savane” è stato rinnovato per una terza annualità, grazie al contributo dei fondi OPM della Chiesa Valdese.

Le attività sono in continuità con l’annualità precedente: prevedono il completamento della fornitura di attrezzature per le cooperative di trasformazione del karitè (mulini elettrici e celle frigorifero alimentate da pannelli fotovoltaici), il rafforzamento delle attività di riforestazione, formazione continua e consulenza tecnica per il miglioramento della qualità del prodotto.

In questo anno particolare, anche in Togo c’è stata la necessità di adattare le attività previste per mettere in sicurezza il personale e i beneficiari di progetto, adempiendo alle misure adottate dal governo. Oltre alla distribuzione di kit di sicurezza con macherine e igienizzanti per le mani, le donne delle cooperative hanno partecipato a sessioni di sensibilizzazione sulla malattia, sulle sue modalità di trasmissione e sui metodi per prevenire il contagio.

Mantenendo le giuste distanze e seguendo tutte le misure di sicurezza necessarie, le donne delle cooperative di Gniempol e Djimotiga hanno proseguito il loro lavoroù con grande successo. In entrambi i villaggi si sono organizzate sessioni di trasformazione per un totale di 36 giorni, durante i quali si sono trasformati più di 3000 kg di noci di karitè e sono stati confezionati quasi 2000 kg di burro.

Il processo di trasformazione non è semplice e ci vogliono abilità e manualità per ottenere un prodotto di qualità. Le donne delle cooperative, anche grazie alla formazione ricevuta, sono riuscite non solo ad avere un’alta resa dalle noci raccolte, ma anche un’ottima qualità del prodotto.

Tutto inizia schiacciando i semi del karitè con dei ciottoli, per ottenere una pasta. Aggiungendo acqua fresca potabile, si ottiene una pasta cremosa, che verrà lavata più volte e una volta pulita di tutte le impurità verrà cotta e fatta decantare per estrarre tutto il liquido. Ciò che resta è un purissimo burro di karitè.

A giugno inoltre si è potuto finalmente iniziare con la piantumazione degli alberi preparati nel vivaio istituito all’inizio del 2020. Più di 500 piante sono state messe a dimora, un’azione concreta per far fronte al cambiamento climatico che già da molti anni colpisce le aree più povere del pianeta. Oltre a piante di Karitè sono state scelte varietà locali a crescita rapida come il Néré, la Cacia Séaméa e il Neem, in modo da aumentare la resilienza e la biodiversità dell’ecosistema e allo stesso tempo diversificando le possibilità di produzione.

Deafal – Delegazione Europea per l’Agricoltura Familiare in Asia, Africa e America Latina

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